Quando il bambino subisce l’assenza fisica o emotiva di una o più figure di riferimento sperimenta il senso dell’abbandono e la ferita che ne consegue. Essa verrà portata avanti nella vita.
La ferita da abbandono si sviluppa principalmente in una fascia d’età compresa tra la nascita ei 3-5 anni , quando il piccolo dipende totalmente dai genitori o dalle figure di riferimento per il proprio benessere fisico ed emotivo presente e futuro. Come ogni mammifero, l’equilibrio nella crescita dipende molto dalla qualità dell’accudimento ricevuto nei primi anni di vita. La prima figura che se ne prende cura è la madre , sin nel grembo. Da una totale dipendenza da essa nei primi giorni di vita il bimbo arriva ad una sempre maggiore autonomia nella sua vita si inseriranno altre figure, dal papà ai nonni alle maestre etc… La portata del sentito di abbandono dipende molto dalla fase in cui si trova il giovane ( a 6 mesi per esempio basta mezz’ora da solo lasciato a piangere per creargli un trauma, ad 1 anno la nascita del fratellino che ruba attenzioni, a 5 anni una mamma che lavora molte ore al giorno…)
Cause che portano a sviluppare la ferita
1. Assenza fisica della figura di accudimento ( incubatrice, divorzi, lutti, ricoveri, addormentarsi da soli nel lettino, nascita fratellino sorellina a poca distanza di tempo per cui la mamma è impegnata col più piccolo, genitori sempre al lavoro).
2. Assenza emotiva ( bambino non voluto, senso di colpa per essere incinta, depressione, depressione post-partum, genitori maestre insegnanti anaffettivi, narcisisti). Questa causa ha lo stesso peso se non maggiore dell’assenza fisica. Una madre che non sperimenta amore per un nascituro partorirà un bambino già con carenza affettiva. Un padre che non abbraccia, una nonna o una maestra autoritaria e fredda creeranno nel bimbo un senso di vuoto d’amore.
3. Esperienze di instabilità e insicurezza come frequenti cambi di casa, scuola o figure di riferimento. Questo crea nel piccolo una costante sensazione di incertezza, ansia, precarietà.
4. Affidamenti, adozioni o esperienze in istituti.
5. Sensibilità individuale. E’ indubbio che anche il fattore caratteriale e quindi la sensibilità personale del bambino incidano. Vi sono individui più ‘coccolosi’ e bisognosi di abbracci e attenzioni che possono accusare a parità di carenza maggiore sofferenza.
Conseguenze
La persona divenuta adulta tende a sviluppare dipendenza emotiva perché inconsciamente ha una forte paura di essere abbandonata, porrà più attenzione a ciò che è carente in un rapporto piuttosto che a ciò che è presente e per contro tenderà ad attirare proprio quelle persone che gli faranno rivivere quella ferita, ad esempio un partner affettivamente carente, freddo. Oppure per autoprotezione potrebbe preferire la solitudine all’idea di stare con qualcuno che poi sente di poter perdere.
Come elaborare e trasformare la ferita
Per superarla è fondamentale fare un profondo lavoro interiore. Imparare a star bene da soli, a fare i conti con la paura della solitudine. Avere più dialogo interiore. Sviluppare fiducia in sé stessi. E’ utile comprendere perché alcune persone escono dalla nostra vita e imparare ad accettare e apprezzare. Nell’abbandono la costante che si percepisce è un senso di vuoto, di solitudine, di angoscia, di mancanza. Questi percepiti vanno trasformati nel loro opposto dentro di noi. Servono piccoli atti di coraggio.
Prima di proseguire consiglio di leggere le indicazioni relative al lavoro sulle ferite in generale che sta nell’articolo Ferite dell’infanzia come sanarle e trasformarle.
Eccoti alcune indicazioni per lavorare su questa ferita:
- Riconosci la ferita nei comportamenti dove essa si manifesta, come dipendenza emotiva, paura della solitudine, bisogno di conferme.
- Osserva i tuoi comportamenti disfunzionali legati alla ferita (gelosia, paura dell’autonomia, bisogno di attenzioni eccessive).
- Quando sei nel dolore ascoltalo, sentilo, accorgiti che non ti uccide. Questo ti aiuterà a superarlo e guarirlo. E la prossima volta che arriverà lo sentirai meno. ‘Osserva’ le emozioni che si agganciano ai pensieri. Analizzale con distacco, come facenti parte di un processo esterno a te, guardale come spettatore, sentirai che non ti risucchiano. Questo è il primo passo verso l’acquisizione della capacità di non farti più inghiottire da esse ma di poterle gestire.
- Contemporaneamente fai cose che ti riempiono il cuore di gioia, ciò che riempie il cuore aiuta a sentire meno ogni sensazione di mancanza. Inizia a scriverle poi agisci.
- Fai passeggiate nella Natura. Accorgiti del bello che ti circonda e fermati ad ammirarlo. Tutto ciò che di bello riesci a percepire è li per te e con te. Anche questo riempie il vuoto che hai dentro.
- Quello che ti aspetti facciano gli altri per te o pretendi dagli altri comincia a farlo tu per te, in questo modo lentamente ti liberi dalla dipendenza dall’amore altrui. Il che non significa che nessuno più ti debba amare o che tu non ne abbia bisogno, ma che l’amore ricevuto dagli altri diventa un valore aggiunto, non una necessità da cui dipendere
Dal punto di vista della nostra crescita evolutiva questa ferita serve perchè dobbiamo sviluppare pienezza di amore per noi stessi, capacità di essere colmi di gioia e amore al punto di non averne mai carenza, pena la necessità di richiederlo agli altri. Tutto ciò che noi cerchiamo all’esterno è dovuto al fatto che non lo abbiamo sviluppato al nostro interno. E ricordiamoci che in fondo non siamo mai veramente soli!
Bibliografia Link utili e riferimenti
Vedi in fondo all’ articolo Ferite dell’infanzia come sanarle e trasformarle